Papà era di casa al Fatebene Fratelli. Negli ultimi anni della sua esistenza, almeno un paio di ricoveri l'anno se li faceva. Una sera successe che vagavo da solo per la corsia in preda all'ansia perchè, di smettere di pumare, mio padre non ne voleva proprio sapere.
Ad un tratto, da una stanza in quel lungo corridoio, usci un infermiere. Un tipo abbastanza colorito, tipico dei bravi infermieri Napoletani, lo dico senza ironia. Questo signore mi vide fremere in fondo al corridoio e si avvicinò chiedendomi cosa fosse accaduto.
Gli spiegai che mio padre stavo male perchè papà proprio non riusciva a smettere di fumare ed io quel fatto non l'accettavo.
Il tipo allora mi prese per un braccio stringendolo ma comunque con dolcezza, si avvicinò e mi disse: Guagliò, ma non l'hai ancora capito che tuo padre è nu "selvaggio", è senza regole, lascialo vivere come vuole, camperete meglio tutti e due.
Mi aprì gli occhi, mi fece piangere per qualche attimo ma poi le cose con papà migliorarono al punto che poco prima di morire mi disse una frase che porterò sempre dentro di me.
Ti voglio bene papà, grazie di tutto.
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